pensiero positivo e gestione dello stress sul lavoro

Pensiero positivo e resilienza: possono davvero influenzare la vita e il successo lavorativo?

Ne parliamo con Dora Sorrentino, psicologa esperta di mindfulness e tecniche di gestione dello stress

Il 2020 è stato un anno stressante, sotto tutti i punti di vista. Su questo siamo tutti d’accordo. È possibile, però, anzi è consigliabile, trarne insegnamento e provare ad affrontare con più consapevolezza e fiducia le sfide nella vita personale e sul lavoro. In questa videointervista con la dottoressa Dora Sorrentino, vediamo insieme quanto può essere utile il pensiero positivo e alcune tecniche semplici ma efficaci per imparare a gestire meglio l’ansia e lo stress sul lavoro.

Cos’è il pensiero positivo?

Il pensiero positivo è un fantastico modello da seguire. Diciamo innanzitutto cosa non è. Pensare positivamente non vuol dire credere ciecamente che le cose andranno bene, chiudere gli occhi di fronte alle avversità, alle difficoltà, alle sfide; non vuol dire vivere la propria vita come se le situazioni negative non esistessero; non vuol dire pensare alla pandemia, a questo duemila venti come a una parentesi della nostra vita da buttare, anzi ci può insegnare tanto. Il pensiero positivo è un compagno che ci guida e ci dice “Ce la posso fare”, una sorta di mantra che dovremmo ripeterci ogni mattina. Questo non vuol dire per forza che alla fine ce la faremo, che avremo successo. Il pensiero positivo contempla anche l’insuccesso ma allo stesso tempo, ci dà una spinta fortissima verso il raggiungimento dei nostri obiettivi senza l’angosciante pensiero negativo che ci dice “io non posso”, “tanto non ce la farò mai”. Il pensiero negativo diminuisce nettamente le nostre possibilità di successo, mentre il pensiero positivo le aumenta esponenzialmente. Faccio spesso l’esempio del sasso. Una persona distratta vi inciampa; una persona violenta utilizza il sasso come un’arma; l’imprenditore lo trasforma, lo utilizza per costruire qualcosa; i bambini un po’ ingenuamente lo usano come dei giocattoli; Davide ci ha ucciso Golia e Michelangelo ne ha fatto delle splendide sculture. Quindi la differenza non la fa il sasso, ma la persona. Non esiste nessun sasso, nessun esame andato male, nessun problema o errore che non possa diventare un insegnamento, qualcosa che possiamo portare con noi, che possiamo sfruttare per diventare più consapevoli. La psicologia ha dimostrato che l’atteggiamento mentale non solo modifica la nostra percezione di una determinata esperienza, ma cambia i risultati dell’esperienza stessa.

Come può il pensiero positivo influenzare le performance lavorative e quindi i risultati del nostro lavoro?

Le nostre convinzioni possono cambiare i risultati dei nostri sforzi. Pensare “il mio capo mi stressa, mi assilla” mi porterà a pensare di essere poco produttivo, di non essere capace e mi comporterò come se lo fossi davvero. Questa in psicologia, si chiama profezia che si auto avvera. Vorrei consigliare la lettura del libro “Resisto dunque sono” in cui l’autore sostiene che tutte le persone sono state progettate per vivere e affrontare con successo le situazioni di stress, grazie a una qualità chiamata resilienza. La resilienza è la capacità di non perdersi d’animo, di persistere nel raggiungimento dei nostri obiettivi. Quando la vita rovescia la barca, alcuni possono affogare, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sull’imbarcazione rovesciata con il verbo «resalio» da cui forse deriva il nome di questa qualità. La resilienza rappresenta un importante predittivo delle prestazioni lavorative, perché questa è correlata a due dimensioni importanti per l’esperienza lavorativa che sono la soddisfazione e l’impegno nel lavoro. La resilienza non riguarda solo il benessere individuale, perché avere un personale resiliente produce un vantaggio in termini competitivi per le stesse organizzazioni. La resilienza può essere appresa e rafforzata attraverso il sostegno psicologico, il coaching e altre iniziative di benessere psicofisico.

resilienza

Nel percorso verso il successo, spesso veniamo travolti dall’ansia, dallo stress, dalla paura di non farcela, di non reggere la pressione. Cosa puoi consigliarci per gestire meglio lo stresso sul lavoro?

Innanzitutto, concentrarsi sul presente serve ad allontanare il senso di colpa per quanto è successo nel passato e l’ansia per cosa potrebbe accadere in futuro.  In secondo luogo, consiglio di non fermarsi mai nel proprio percorso di crescita personale e professionale, perché quanta più competenza acquisiamo, tanto più saremo in grado di risolvere i problemi. Come terzo punto, mi sento di consigliare di investire nelle relazioni. Noi tutti viviamo in un mondo fatto di sistemi di relazioni: il sistema coniugale, il sistema familiare, la rete degli amici, il sistema del lavoro. Tutte queste relazioni sono importanti non solo quando qualcosa va storto; sapere di poter contare su una rete di fiducia, di supporto, ci dà forza, sostegno e coraggio perché capiamo che c’è una famiglia, una squadra, un team lavorativo su cui possiamo contare.

Infine, mi sento spesso ripetere: “Non ho tempo”. Dobbiamo imparare ad essere artigiani del nostro tempo, a modellarlo come fa un panettiere col pane, a essere modellatori anziché consumatori del nostro tempo. Vorrei concludere dicendo che è importante anche ascoltare e ascoltarsi. Oggi ascoltiamo molto poco, o quantomeno lo facciamo con l’obiettivo di rispondere piuttosto che di comprendere l’altro e il suo punto di vista. Dobbiamo imparare a domandare e non ad affermare, sentenziare, giudicare. L’altro punto è imparare ad ascoltarsi. Non è mai troppo tardi per conoscersi meglio, per diventare osservatori di noi stessi, per ascoltarci senza giudizi, per porci domande dirette come “che cosa voglio davvero?”, “sono felice di fare quello che sto facendo”, “cosa posso fare per me?”, “cosa mi rende davvero felice?”, “come posso migliorarmi?”. Il nostro percorso di vita è disseminato di ostacoli. Dal modo in cui gestiamo questi ostacoli dipende la nostra salute mentale e fisica, il nostro benessere. Il punto focale è il mindset, il nostro atteggiamento mentale. Tra sfida e sfiga cambia una consonante sola, ma c’è un abisso in realtà. Il mio invito è quello di sfruttare gennaio come un nuovo inizio, un’occasione per cominciare a sviluppare e a potenziare il pensiero positivo nella vita e nel lavoro.

Intervista realizzata da Anna Scelza
Brand Manager di Majestic Business Center

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