Chi non si è mai trovato sul posto di lavoro a parlare con un collega che usava con nonchalance termine inglesi o anglismi e ha pensato: “Ma in che senso?”
Nel mondo del lavoro di oggi – e soprattutto nei settori della nuova economia digitale – l’inglese ha assunto il ruolo di lingua franca della comunicazione. L’influenza dell’inglese è particolarmente evidente nella terminologia utilizzata sul luogo di lavoro con uso abbondante di anglismi, ovvero parole o espressioni provenienti in qualche modo dalla lingua inglese.
Alcuni di questi anglismi sono prestiti necessari, che hanno portato con sé un concetto nuovo; altri invece sono da considerarsi decisamente superflui e il loro impiego suscita opinioni contrastanti.
In questo articolo, esploreremo la presenza dell’inglese sul luogo di lavoro e offriremo consigli per utilizzare gli anglismi in modo appropriato – o quantomeno, nel modo meno fastidioso!
L’influenza dell’inglese nel mondo del lavoro
Il peso politico ed economico delle potenze anglofone, la globalizzazione, l’interconnessione delle economie hanno fatto sì che l’inglese assumesse una posizione dominante nel mondo degli affari e della comunicazione internazionale.
Da ciò è nata l’adozione massiccia delle parole inglesi sul luogo di lavoro, in quanto molte aziende e professionisti si trovano a interagire con partner, clienti e colleghi di diverse nazionalità.
Di riflesso, anche i colleghi meno “anglicizzanti” hanno cominciato ad usare questi termini e molti di questi sono entrati nell’uso comune.
Tuttavia, mentre alcune di queste parole sono utili e, in alcuni casi, addirittura indispensabili per una comunicazione efficace, tanti altri anglismi sembrano essere utilizzati più per darsi un tono che per una reale necessità comunicativa.
Quali sono gli anglismi necessari?
Il fenomeno del prestito linguistico è sempre esistito e ci sono decine e decine di parole provenienti da lingue straniere che sono ormai perfettamente integrate e neanche percepiamo più come forestierismi. Pensiamo ad esempio alla parola ristorante, proveniente dal francese restaurant, oppure alla patata, il cui termine è stato importato nel XVI secolo insieme all’oggetto che rappresentava.
Ci sono casi in cui delle parole inglesi sono entrate come prestiti nella lingua italiana perché non esisteva un termine equivalente in italiano che catturasse esattamente il loro significato o la loro portata, come successo per i termini legati al mondo dell’informatica come computer, mouse, software.
Questi sono i casi in cui le parole inglesi servono ad esprimere qualcosa in più rispetto all’italiano oppure aiutano a definire un concetto per il quale in italiano non esiste una parola.
Prestiti molto meno necessari
Veniamo ora al caso dei prestiti di lusso. Sono quei termini stranieri che non sarebbero necessari perché esiste già un corrispettivo in italiano chiaro e che descrive già bene il concetto.
Pensiamo ai vari meeting, call, manager, hr, asap, feedback, match, fix, deadline, ecc. I corrispettivi italiani ci sarebbero ma, per un qualche interiorizzato complesso di inferiorità o per la volontà di sembrare più aggiornati e alla moda, i parlanti preferiscono i prestiti all’italiano.
La forte propensione all’inglese è evidente nell’adattamento rapidissimo che si fa di queste parole. Infatti, non solo vengono usate nella loro forma inglese originale, ma anche adattate al sistema grammaticale italiano, aggiungendo, per esempio, le desinenze verbali italiane alle parole inglesi, come fixare, debuggare, schedulare, matchare, deliverare, forwardare, embeddare e tanti altri ancora.
A volte, il risultato sono delle locuzioni metà inglese e metà italiano davanti alle quali non si capisce se sia il caso di ridere o di piangere.
Abbiamo raccolto degli esempio di frasi del genere in questo post sulla nostra pagina Instagram.
Consigli sull’uso degli anglismi
Bisogna dunque resistere all’ondata di anglismi o al loro uso improprio? Sì e no.
Da una parte, quello dei forestierismi è un fenomeno che si verifica sempre e naturalmente con l’interazione fra le lingue e fra i popoli. Non dimentichiamo che le lingue sono parlate da persone reali e sono il riflesso dei comportamenti spontanei dei parlanti.
Tuttavia, è buona norma riflettere sul linguaggio utilizzato allo scopo di favorire una comunicazione efficace. Del resto, sul posto di lavoro, la necessità principale è quella di farsi capire al meglio e in modo veloce. Quindi, ben vengano i prestiti che semplificano il lavoro e limitano il rischio di fraintendimenti.
Ecco qualche consiglio per parlare in modo chiaro ed efficace:
- Adatta il linguaggio e l’uso degli anglismi in base al contesto e alle persone coinvolte nella comunicazione.
- Usa gli anglismi in modo mirato e quando necessario, evitando di abusarne o di utilizzarli solo per sembrare più figo.
- Prediligi la chiarezza e, se possibile, scegli parole o espressioni italiane che siano comprensibili a tutti i membri del team.
- Spiega il significato degli anglismi utilizzati, soprattutto quando si comunica con persone che potrebbero non essere familiari con la terminologia.
Insomma, gli anglismi sono diventati ormai parte integrante della comunicazione aziendale e del linguaggio utilizzato sul luogo di lavoro. Mentre alcuni anglismi sono necessari per facilitare la comunicazione, altri possono essere considerati superflui o ostentati.
È importante utilizzarli in modo appropriato, considerando il pubblico, evitando l’eccesso e promuovendo la comprensione. La chiarezza e la comunicazione efficace rimangono fondamentali per il successo sul luogo di lavoro, indipendentemente da quale lingua si utilizza.